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Cultura in pillole


Pseudobiblium
I libri dell’immaginario

Col termine “Pseudobiblium” (o “Pseudobiblion” alla greca) si identifica un testo inesistente, inventato da uno scrittore e presente nella trama di un’opera letteraria.
Nella storia della letteratura gli pseudobiblia sono numerosissimi: anche il capolavoro della lingua italiana “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni è presentato dall’autore come trascrizione di un ipotetico manoscritto anonimo del ‘600, del quale, nelle prime pagine del romanzo, è addirittura presentato un estratto.
Così è uno pseudobiblium anche “L’ombra del vento”, il libro che Daniel Sempere, il protagonista dell’omonimo romanzo di Carlos Ruiz Zafón, scopre nel Cimitero dei libri dimenticati; Zafón s’inventa anche un autore per questo libro immaginario, un misterioso Julian Caráx, la cui tenebrosa biografia affascinerà il giovane protagonista.
Nel romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino gli pseudobiblia sono addirittura una decina, ciascuno dotato di un proprio autore e di titolo; titoli che, a loro volta, intitolano ciascuno dei capitoli del romanzo (vero!); Calvino giunge a tal punto di fantasia metaletteraria da comprendere tra i libri immaginari anche quello vero: nel primo capitolo, infatti, è presentato “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di... Italo Calvino (!) come se fosse un’opera inventata e non reale.
Un altro famosissimo libro immaginario è il romanzo su Ponzio Pilato, scritto da un misterioso individuo che si fa chiamare Il Maestro, che fa da filo conduttore al romanzo autentico “Il Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov.
È nella fantascienza e nel fantasy, ovviamente, che la sfrenata fantasia degli scrittori si scatena più che altrove nel creare libri immaginari: così è per la serie dei libri su Muad’Dib, dell’autore Irullan Corrino, presenti nella vasta cosmogonia del ciclo del pianeta Dune di Frank Herbert; lo stesso per i libri immaginari che Tolkien cita nel suo “Il signore degli anelli”.
Un caso di “libro nel libro”, a somiglianza di quello di Calvino, è “La storia infinita” di Michael Ende, titolo sia del romanzo autentico sia del libro che il protagonista Bastian trova in libreria e che, nel corso della narrazione, tende ad identificarsi con quello reale.
Il record di pseudobiblia inventati da un autore spetta probabilmente a Joanne K. Rowling, che nella sua serie relativa al giovane mago Harry Potter ne cita più di venti.
Ma il più famoso (e il più affascinante) dei libri immaginari è sotto ogni aspetto il “Necronomicon”, che Howard Phillips Lovecraft nominò per la prima volta nel 1922 nel racconto “Il cane”; tuttavia il nome del suo pseudo-autore era già comparso l’anno precedente nel racconto “La città senza nome”, considerato dalla critica il primo racconto del cosiddetto “Ciclo di Chtulhu”. Il Necronomicon, stando alle indicazioni che Lovecraft sparse in seguito in numerosi racconti, sarebbe stato scritto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, uno stregone, poeta e demonologo mediorientale vissuto tra Yemen e Siria nell’VIII secolo; si tratta di un grimorio, cioè di un libro di magia nera, nel quale sono riportati segreti terribili, tra i quali il modo di ridare vita ai morti.
L’accuratezza e la verosimiglianza delle citazioni di Lovecraft sono tali che molti altri autori, affascinati dall’idea di questo testo, presero ad utilizzarlo nelle loro opere e ad arricchirlo di sempre nuovi particolari; primo fra tutti August Derleth, intimo amico di Lovecraft in vita, continuatore ed editore postumo dopo la sua morte, che stese un’accurata pseudo-biografia di Abdul Alhazred, identificandone addirittura il sepolcro.
Ed è sempre il grande fascino della narrazione del “solitario di Providence” ad aver convinto un gran numero di persone in tutto il mondo che il Necronomicon esista per davvero; nonostante lo stesso Lovecraft, impressionato dalla fama raggiunta dalla sua creazione, abbia pubblicamente dichiarato, a un certo punto, di essersi inventato il libro di sana pianta, ancora oggi alcuni fan sono convinti che egli abbia mentito e che possedesse davvero il grimorio, negandolo per timore di chissà quali diaboliche conseguenze.
Nel 1941 un libraio antiquario di New York, Philip Duchesne, inserì nel proprio catagolo una copia del Necronomicon in vendita al prezzo di 900 dollari. Non sappiamo se ci siano stati acquirenti...
Verso la fine degli anni ‘60 un altro famoso autore di fantascienza (e uno tra i più autorevoli biografi di H.P. Lovecraft), Lyon Sprague De Camp, rintraccia in oriente un misterioso manoscritto che, al ritorno in patria, pubblica in facsimile facendolo passare per il Necronomicon; alcuni esperti americani, tuttavia, decretano che il testo è un imbroglio, una serie di segni senza senso che tentano di assomigliare al persiano e che risalgono al massimo al XIX secolo. A titolo di curiosità, secondo alcuni sarebbe stato proprio Sprague De Camp a coniare il termine “Pseudobiblium” nel 1947; termine successivamente adottato dalla critica letteraria di tutto il mondo.

Flavio Casella

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