A che serve la letteratura?
Cari lettori,
l'amore per i libri ci ha spinto a ricercare altre persone alle quali comunicare questa passione e con le quali confrontarci e condividere la bellezza del leggere e dello scrivere.
Mi piace cominciare il mio primo editoriale con queste parole, che Marco Corbetta e Bruno Zanacca, fondatori del Circolo Pickwick, posero – due anni or sono – in testa alla loro Carta d'intenti. Oggi – dopo due anni di oscuro ma gratificante lavoro, dopo due edizioni di un Concorso Letterario che ha ricevuto lusinghieri riscontri di critica e di pubblico – il Circolo ha deciso che sia giunto il momento di superare lo stadio ristretto ed esclusivo di salotto letterario per proporsi in veste più ampia e ambiziosa: ne è prova il numero di PICK-WICK che avete tra le mani.
Non è cambiato – né, spero, cambierà mai – lo spirito che è alla base delle nostre iniziative: l'amore per i libri, lo stare insieme in amicizia e senza formalità, il continuo scoprire, attraverso la lettura e lo scambio d'impressioni, nuove occasioni di arricchimento culturale, nuovi motivi per amare la poesia e la letteratura.
A che serve la poesia? A che serve la letteratura? a nulla, secondo le pragmatiche e mercantilistiche ossessioni della società d'oggi; il poeta non produce, non contribuisce all'incremento della ricchezza nazionale. La poesia è inutile come il sorriso di un bimbo, come lo star seduti in riva al mare a guardare il tramonto, come l'ascoltare lo stormir delle fronde in un bosco d'autunno. Ma noi – consentitecelo – continueremo a commuoverci di fronte a bimbi sorridenti, a guardare tramonti in riva al mare, ad ascoltare il vento tra gli alberi.
Siamo forse degli illusi, e tuttavia c'illudiamo che tra chi in questo momento ci legge vi sia alcuno desideroso di condividere con noi queste piccole gioie, lieto nel ritirarsi, a sera, dicendosi:
– Oggi ho ascoltato una nuova poesia. Oggi ho potuto, tra amici, parlare di ciò che amo e comunicare ad altri le mie sensazioni. Oggi mi sento un po' migliore di ieri.
Se ciò accadrà, il nostro sforzo non sarà stato vano. Il nostro segretario, Bruno Zanacca, mi proponeva un titolo per questo editoriale: AVANTI! INGRESSO LIBERO! Ne ho preferito un altro, ma questa frase è troppo significativa per non citarla: non venderemo biglietti d'ingresso, non chiederemo a nessuno impegni materiali o morali, se non l'onestà, l'entusiasmo e l'amore per la poesia e la letteratura. Come disse, prima di noi, qualcuno molto più in alto di noi: pulsate, et aperietur vobis.
Vi aspettiamo; a presto.
Flavio Casella
L'editoriale del decimo anno – Gennaio 2007
DECIMO ANNO
Cari lettori,
ancora una volta ci ritroviamo all’inizio di un nuovo anno, ancora una volta a rinnovare e celebrare il comune amore per la lettura e la scrittura.
Dieci anni ininterrotti e consecutivi sono un traguardo importante per l’attività di ogni rivista letteraria (e ci piace anche sottolineare come il CIRCOLO PICKWICK abbia appena superato il suo dodicesimo compleanno): verso di esso ci avviamo ora fiduciosi, specie dopo i travagli che hanno caratterizzato la parte finale dell’anno testè decorso, dei quali vi abbiamo fatto cenno nell’editoriale del numero scorso.
Esordiamo con un nuovo cambio di copertina: ci sembra doveroso, di tanto in tanto, rinnovare anche la nostra veste tipografica; ai ritratti d’autore c’eravamo affezionati tanto da proseguire la serie per ben tre annate, e sembra ieri (fugit inreparabile tempus, direbbe il poeta) quando inaugurammo la serie con l’effigie meditabonda di Robert Louis Stevenson.
Mi piace riassumere qui, in chiusura di questa serie, gli autori presentati in copertina in questi tre anni:
Anno 7 – 2004: Robert Louis Stevenson, Charles Baudelaire, Allen Ginsberg, Virginia Woolf;
Anno 8 – 2005: Pablo Neruda, Saul Bellow, John Ronald Reuel Tolkien, Edgar Allan Poe;
Anno 9 – 2006: Henry Miller, Anais Nin, Leonardo Sciascia.
Da questo numero inauguriamo una serie di suggestivi frontespizi di libri d’epoca, scovati con pazienti ricerche d’archivio e grazie alla collaborazione di compiacenti ed entusiasti soci e simpatizzanti che ci hanno dato accesso alle loro collezioni private: ci eravamo accinti all’impresa – lo confessiamo – con qualche perplessità, non sicuri di riuscire a mettere assieme un numero d’immagini bastevole alla compilazione di una serie compiuta di copertine; nel giro di pochi mesi ci siamo invece trovati letteralmente sommersi dal materiale fornitoci, tanto che per pubblicarlo tutto ci vorrebbero anni ed anni, ed inaugureremo prevedibilmente un nuovo cambio di copertina prima di vederne l’esaurimento. Vogliamo qui pubblicamente ringraziare tutti gli amici che hanno collaborato (e i nomi dei quali, per ragioni di privacy, non compariranno comunque su queste pagine), e scusarci con tutti quelli – probabilmente molti – che non vedranno mai i loro libri comparire sui prossimi numeri.
Un numero del tutto tradizionale, questo che avete tra le mani: manca la consueta cronaca della premiazione, già ospitata nell’anomalo numero doppio che ha chiuso l’annata precedente: compaiono invece tutte le nostre rubriche, dalla narrativa alla poesia, da Culture Pills a Scherzi… di Lingua, dalle recensioni librarie alla Lente… e abbiamo dovuto addirittura tagliar via, all’ultimo momento, un piacevole intervento di Riflessioni già presente in bozza e che è stato spostato al prossimo numero, per non soffocare la rivista con un eccessivo affollamento di testo.
Ricompaiono, dopo qualche numero d’assenza, le foto dei lettori, una presenza che ci è molto cara, a simboleggiare in modo tangibile la nostra e vostra vicinanza, e che speriamo di ospitare più spesso possibile, se anche a voi così piacerà.
Con questo augurio vi saluto, amici lettori, ad esso unendo quello consueto di una piacevole lettura.
Flavio Casella
L'editoriale di addio del fondatore – Gennaio 2009
cambio della guardia
Cari lettori,
non posso nascondere un fremito di
emozione nell’accingermi a firmare il mio ultimo editoriale su
queste pagine: undici anni lasciano un segno profondo nella vita di
ciascuno di noi, e non potrebbe essere altrimenti. Sembra ieri,
quando ci ritrovammo attorno al tavolo di una pizzeria per gettare le
basi di questa nostra avventura: tutto era da decidere, dal nome
stesso della rivista ai contenuti, all’impaginazione al formato...
Non so quanti di noi avrebbero scommesso su una durata
dell’iniziativa di due, tre... cinque anni...
Ma siamo ancora qui, tra alti e bassi,
soddisfazioni e delusioni, momenti lieti e momenti difficili... gli
ultimi anni sono stati (e chi ha continuato a seguirci se ne sarà
accorto) piuttosto travagliati... avrei desiderato farmi da parte già
da tempo, me lo ha impedito la consapevolezza che la rivista non
sarebbe sopravvissuta, in assenza di chi volesse prenderne in mano la
responsabilità: così ho preferito resistere, scontando l’invitabile
prezzo di qualche ritardo e di qualche numero messo insieme con una
cura un po’ più approssimativa di quella che aveva, fin
dall’inizio, caratterizzato la nostra storia. Non sono mancate –
come ovvio – le critiche a questo stato delle cose: critiche per la
maggior parte garbate e affettuose, solo raramente un po’saccenti e
astiose; le une e le altre accetto di buon grado, scusandomene con
tutti e ringraziando tutti quelli che, invece di voltarci
sdegnosamente le spalle, hanno preferito darci fiducia e restare al
nostro fianco.
Oggi so di poter lasciare il timone in
buone mani: Gabriella Callegari è stata in tutti questi anni una
preziosa e puntuale collaboratrice; la sua non breve esperienza
giornalistica le avrebbe permesso da tempo di raccogliere il
testimone; lo hanno impedito i numerosi impegni e l’ammirevole
scrupolo professionale; per questo, e non per altro, ci ho impiegato
un po’ più del dovuto a convincerla... Il segno di questo
cambiamento lo troverete da subito, amici lettori, nella veste
grafica della rivista, nel mutato titolo di alcune rubriche; e sono
particolarmente lieto che il nuovo corso venga sottolineato anche
visivamente; non muterà, ovviamente, la linea di quello che è
stato, è, e rimarrà un giornale di circolo... ma su questo lascio a
chi mi subentra l’onore e l’onere di darvi più approfondite
informazioni; avevo proposto a Gabriella di pubblicare, a fianco di
questo, il suo primo editoriale... ma lei ha preferito rimandare il
suo esordio ufficiale al prossimo numero, quando alcuni particolari
della transizione saranno stati discussi e chiariti in modo più
approfondito.
Se questo è un addio dalle righe di
questa colonna, non lo è, ovviamente, dall’interno della rivista:
la mia presenza in redazione continua, ed anzi, libero dai compiti
del direttore, è probabile che vediate la mia firma nelle varie
rubriche più spesso che non in passato. Nell’attesa, cari lettori,
il consueto augurio di una piacevole lettura in nostra compagnia.
Flavio Casella
Il primo editoriale della nuova direttrice – Gennaio 2009
Ho raccolto il testimone...
Cari lettori,
ho raccolto il testimone che Flavio Casella mi allungava e sto ancora correndo.
Certamente non immaginavo di dover affrontare una corsa a ostacoli né, tanto meno, disseminati su di una pista in salita!
Primo ostacolo, gigantesco, apprendere un programma di grafica per accedere alla stampa digitale; ho dovuto necessariamente ricorrere alla consulenza di un esperto del settore, Andrea Penati, titolare dello studio Xmedium di Monticello, artefice del nuovo layout e di ogni conseguente incoraggiamento necessario.
Complice soprattutto la curiosità per questo nuovo mezzo tecnologico, che, a mio avviso e per quanto riguarda la mia conoscenza nel settore, sfiora la magia, ho inseguito l'intento, forse incauto, di dilatare i margini della rivista e di cimentarmi alla ricerca di immagini e contenuti, quasi utilizzando dei super poteri nascosti sotto i tasti del computer, per poi fare i conti con i disastri altrettanto celati sotto l’incauto entusiasmo. Molte le novità, come avrete sicuramente notato nel precedente numero pubblicato, ma desidero subito premettere che si è trattato di un’edizione prototipo tuttora in fase di elaborazione, di revisioni e di aggiustamenti.
Prima novità la copertina a colori, che sarà dedicata di volta in volta all'artista di turno; nuova impaginazione e qualche nuova rubrica, mentre di tutte le preesistenti ho italianizzato il titolo, perché sono una fanatica del lessico autoctono, non certo per nazionalismo esasperato, ma perché sono convinta che sia necessario riappropriarsi della ricca varietà espressiva della nostra lingua, spesso trascurata, se non ignorata, dalle nuove generazioni, frettolose quanto abili nella messaggistica telefonica e addottrinate per mezzo di test a crocette.
Tuttavia, malgrado le mie convinzioni, proprio la scelta dei titoli in italiano è stata forse la più sofferta, essendo andata a scalfire la compassata anglofilia di Flavio Casella, tradita solo da un’occhiata di disappunto. Sebbene mi aspettassi una maggiore resistenza, devo pur sempre riconoscere che la sua esperienza e la sua disponibilità sono stati, e ne sono certa saranno, strumenti preziosi per il mio percorso.
Dunque l'avventura è iniziata: sono consapevole (ma forse non del tutto) di quanto ancora debba affrontare, il cammino è lungo e accidentato, ma ci sto provando tenacemente e... continuo a correre...
Ringrazio per il sostegno la redazione tutta ma ora aspetto i commenti da voi, soci e lettori, i vostri suggerimenti gentili e naturalmente gli auguri, tanti auguri, sempre ben accetti, al mio indirizzo:
gacalle@tin.it
Grazie e, appropriandomi di uno storico, augurale commiato, buona lettura.
Gabriella Callegari
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